ludopatia s. f. Dipendenza patologica dai giochi elettronici o d’azzardo. ◆ Il giorno dell’inaugurazione verrà infatti presentata una nuova macchina in grado di combattere la ludopatia, cioè la dipendenza da gioco. (Sara Scheggia, Repubblica, 16 settembre 2008, Bologna, p. 9) • Abbiamo poi creato uno sportello che si chiama Infoazzardo, al quale è possibile arrivare nei casi più clamorosi di ludopatia. Esiste un numero verde al quale si può ricorrere con l’assoluta garanzia dell’anonimato nell’eventualità in cui l’effetto compulsivo diventi irrefrenabile. (Gianfranco Polillo, in qualità di sottosegretario al Ministero dell’economia e delle finanze, Camera.it, 1° marzo 2012, Camera dei deputati, seduta n° 596).
Composto dai confissi ludo- e -patia.
Già attestato nella Stampa dell’8 gennaio 1998, p. 19, Società Cultura e Spettacoli (titolo).
Vocabolario Treccani
Il gioco d’azzardo patologico o azzardopatia o semplicemente ludopatia è un disturbo del controllo degli impulsi, vera e propria dipendenza che compromette seriamente la qualità di vita dell’individuo coinvolto. È l’incapacità di reagire alla pulsione della scommessa quando il brivido della sfida non ha eguali e diventa l’unica attività possibile. Una componente masochistica fa godere della tensione in attesa dell’esito del risultato, annullando il senso cognitivo del tempo e dello spazio. Se da un lato, poi, lo stato italiano finanzia campagne pubblicitarie per un gioco responsabile, dall’altro guadagna con i proventi di concorsi e scommesse che, raggiungendo quasi il 5% del PIL, rappresentano una irrinunciabile entrata di bilancio. E allora si ha chiara la percezione del giro vizioso dal quale non c’è uscita. “Ludopatia”, dell’autore Giuseppe Torcasio, è un lavoro concettuale sulla dipendenza psicologica dalle slot machine, interpretazione fortemente autoriale, claustrofobica e concentrica in 20 immagini disposte in un complesso reticolo visivo. Non semplice sequenza fotografica ma installazione a tutti gli effetti che obbliga ad una attenta decodifica della struttura. Non esiste via di fuga dalla gabbia metaforica che tiene il giocatore, sfuggente e trasfigurato, imprigionato al centro della composizione. Letteralmente assediato, anzi, braccato da una serie di immagini iconiche, legate all’immaginario collettivo dell’azzardo, non riesce ad opporre resistenza al proprio destino. Lungo il perimetro della griglia visiva, l’autore alterna immagini delle decorazioni grafiche, stilizzate ed eleganti, delle slot machine a quelle più realistiche delle scritte sui display, delle monete per accedere ai tentativi successivi e dei mozziconi di sigaretta a terra, segno evidente di nervosismo e di lunga permanenza sul luogo. Si nota una frase imposta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, collocata come primo tassello di un ipotetico ingresso nel racconto, sul richiamo al gioco legale e consapevole. L’intento buonista, surreale rispetto a tutto il resto, non è sufficiente ad assolvere lo Stato italiano sulla silente violazione dell’articolo 41 della Costituzione.
Susanna Bertoni